venerdì 4 ottobre 2013

Le STORIE sono PERSONE

Le parole ritrovate.

Questa poesia l'ho trovata a luglio nel vialetto d'entrata della Biblioteca, mentre camminavo spedito verso la sala di lettura dei quotidiani.
Un biglietto anonimo che mi ha incuriosito. Lei, la poesia, era ripiegata su se stessa in una pagina di quadernone e giaceva a terra nell'indifferenza dei passanti.
Strappata alla bell'e meglio, rivoltata in quattro e sfuggita dalla tasca dei jeans o dallo zainetto di una giovane ragazza nel quotidiano transito della sua giornata.
La grafìa non lascia dubbi. Una mano femminile l'aveva scovata; aveva poi trascritto i versi con cura per averla con sè.

E' una lunga poesia che Sherwood Anderson (Il trionfo dell'uovo) ha scritto nel 1921, in un momento di blocco creativo.
Le storie che ha in mente non riescono ad entrare nella sua immaginazione, che è spenta ed inospitale. Rimangono sulla soglia di casa, al freddo, sedute sui gradini in una attesa senza fine. E sono destinate a morire.

"Le Storie son persone
sedute sui gradini della
porta d'ingresso della mia
immaginazione. 
...
Fa troppo freddo
per loro là fuori. La strada
di fronte alla porta della mia
immaginazione è piena di storie.
Sussurrano e gridano, muoiono
di freddo e di fame." ...
...

L'ho letta e riletta più volte. Le "storie" per poter nascere, crescere e toccarci nell'anima, hanno bisogno di trovare una dimora, una sensibilità, calda ed accogliente dove poter vivere con dignità. E' proprio così.

Poi, mi sono chiesto, e le "persone" che sono presenti in carne ed ossa davanti ai miei occhi ogni giorno, con il loro carico di fatiche, sogni e delusioni, dolori e speranze, come le accolgo?

Il poeta, con grande onestà, dichiara la sua impotenza e getta la spugna:

"Sono incapace - le mie mani
tremano.
Dovrei essere seduto al tavolo come
un sarto.

Le storie dovrebbero essere
vestite.
Stanno gelando sui gradini
della porta della mia immaginazione.

Sono un incapace - le mie
mani tremano. "


E' una poesia che mi ha amareggiato e lasciato inquieto. Forse per questo motivo l'ho lasciata per mesi sulla mia scrivania, aperta, su una pila di libri, senza sapere cosa fare.
Oggi l'ho ripresa in mano, l'ho riletta parola per parola e finalmente ho capito.

Sì, è vero, anch'io tremo e mi sento incapace. Ma questo è il primo passo, indispensabile, per andare oltre, per riconoscere in ogni persona la sua inconfondibile, unica, e preziosa "storia".









 










1 commento:

  1. Prendiamole in mano queste storie, non immaginiamole soltanto, facciamole vivere con noi.
    Soprattutto, abbiamo il coraggio di starci dentro, passo passo nella nostra vita.

    RispondiElimina